Nel 1992 sono stata in un paese bellissimo, con gente
meravigliosa. Un piccolo paradiso in terra con edifici storici unici nel loro
genere e così minuziosamente decorati da sembrare merletti... Le finestre in
legno, delle case, capolavori di intagliatori di una bravura indescrivibile.
Oggi un fortissimo terremoto ha distrutto chissà quanti di
questi capolavori e ucciso chissà quante di queste splendide miti genti!
Che grande dispiacere nel mio cuore, conosco la paura che si
prova quando tutto ti si muove intorno e tu non sai cosa fare.
Svegliarsi nel cuore della notte con i boati che spezzano il
silenzio e il letto che sembra indemoniato. Saltare in piedi e non riuscire a
starci in piedi, cercare gli affetti, assicurarsi che stiano bene e realizzare
che devi uscire... devi uscire di casa.
E noi abbiamo case e, case forti.
In Nepal, la maggior parte delle case è fatta con materiali
poveri, non oso pensare alla devastazione, non ho il coraggio di guardare le
fotografie che arrivano a testimoniare il disastro.
Certo sono passati tanti anni e io non sono più tornata,
molte cose saranno cambiate, ma sono certa che ci siano ancora tantissime case
uguali a quelle del '92
Voglio ricordarmela così, come la vidi allora, quando feci
fatica a trovare una guida che mi aiutasse a capire dove andare, cosa vedere,
come muovermi.
Voglio ricordare la Durbar Square e la Kumari che mi punta i
suoi occhi addosso mentre passa sopra la folla seduta sul suo palanchino.
Il nostro accompagnatore, poco più che un bambino, ora sarà
un uomo, guadagnava di più lui accompagnando in giro i turisti, che il padre
che, se non ricordo male, lavorava in un ufficio.
Ci era stato consigliato da un volontario italiano che lo
seguiva e gli insegnava la nostra lingua e l'inglese, l'intenzione era di farlo
studiare perché diventasse un buon operatore turistico.
Chissà se ci è riuscito, il ragazzino era bravo e sveglio,
ci siamo tanto raccomandati pure noi che continuasse a studiare.
Lui è uno dei tanti frammenti di viaggi che ogni tanto
ritornano.
Lui che cammina dondolando la sporta del nostro lunchbox,
che alla fine è diventato il pasto di chi ne aveva più bisogno.
Lui che l'ultimo giorno, per ringraziarmi dei doni ricevuti,
mi portò per ricordo il braccialetto di legno della sorellina, avendo capito la
mia passione per i monili tradizionali.
Era così piccolo quel braccialetto che non lo avrei mai
potuto mettere, ma è ancora nei miei portagioie!
E c'è il bimbo di Pashupatinath, ricordate?
Chissà che ne è di loro, si saranno fatti una famiglia,
avranno una casa?
In tutti questi anni potrebbe essere successo di tutto, ma
oggi viene spontaneo sperare che non gli sia mai successo nulla, che il bimbo
abbia trovato un futuro migliore e che questo ragazzino sia diventato una brava
guida professionista.
E che anche oggi, in questa giornata di devastazione, la
fortuna abbia baciato loro la fronte salvandoli.
Chiedo scusa se questo non è il solito post di viaggio, ma
ho sentito questo irrefrenabile bisogno di ricordare e di dirlo a qualcuno.
Già lo tsunami del 2004 aveva creato un senso d'angoscia al
pensiero di cosa poteva essere successo a chi avevo conosciuto nello Sri Lanka
durante questo stesso viaggio. Ma allora non avevo ancora il blog ed ora ho
realizzato che scriverne è un modo per ricordarli per sempre indipendentemente
da quello che ne è della loro vita.
Se qualcuno volesse dare un aiuto, oltre alle varie associazioni che potete trovare in questa pagina Facebook, vi segnalo una piccola Onlus che opera in loco dal 2011, Human Traction (post aggiornato il giorno 26 aprile 2015)
❤️��
RispondiEliminaLe tue parole mi hanno davvero commosso.
RispondiEliminaNon ho mai visitato il Nepal, ma mi hai fatto pensare a tutte le persone che ho conosciuto in Africa, e leggendo le tue parole ho immaginato quello che avrei provato se questa catastrofe fosse accaduta a là...è un senso di angoscia terribile e credo di capire quello che provi
Amici in facebook ed entriamo nel tuo blog solo ora, dai, meglio tardi che mai :-)! Ci siamo stati anche noi un paio d'anni fa e ci vengono i brividi a pensare alle persone che abbiamo conosciuto,se stanno ancora bene e dove sono finti. E' un ingiustizia.
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