domenica 5 ottobre 2014

Frammenti di viaggi - Riflessioni e Ricordi

Un po' di tempo fa, rispondendo come Guida per caso del Sudafrica nel sito Turisti per Caso ad una persona che chiedeva come poter fare per lasciare indumenti ai più poveri, mi sono tornati alla mente alcuni pezzetti dei viaggi passati.
I primi ricordi sono legati appunto a situazioni in cui mi sono trovata a "donare" qualcosa, ma, come sempre, quando si ritorna con la mente ai viaggi fatti, i flash si susseguono velocemente e così è nato un potpourri di immagini e di volti; da qui nasce l'idea di raccontare degli episodi, a volte belli, a volte commoventi, altre volte comici oppure non proprio simpatici.
Unico filo conduttore è che sono "Frammenti di viaggi"

Pashupatinath, Nepal 1992 -
Sarà che era il primo viaggio e che la meta è stata davvero tosta, di ricordi ce ne sono un'infinità, ma non potrò mai dimenticare un bimbetto che non ho avuto il coraggio di fotografare. Come tanti girava solo per la strada, avrà avuto 4 anni ed era mezzo nudo, ovviamente sporco e affamato. Ho perso il conto di quante volte ho pianto per il senso di impotenza che provavo ad ogni angolo, ad ogni sguardo che incrociavo, ed erano, e sono tanti gli sguardi che ancora incrocio nei miei viaggi perché è più forte di me, l'indifferenza non è parte del mio essere e ho imparato che sostenere certi sguardi con un sorriso a volte, anche se è niente, è comunque qualcosa. E' un prestare attenzione a chi è abituato ad essere ignorato, e non è vero che non serve a nulla  quando ti accorgi che la persona a cui hai sorriso cammina con la testa più dritta, è donargli dignità e anche questo serve!
Ecco, come sempre, quando si ricorda non si riesce a seguire un filo conduttore, la mente riflette e così si perde...
Il bimbo dicevo, camminava solo e faceva l'elemosina, forse non l'avrei nemmeno notato fra la moltitudine di mendicanti se non si fosse avvicinato e di certo non mi ricorderei di lui se non avesse fatto una cosa che al momento mi era sembrata molto strana ma che poi, ho capito essere la normalissima curiosità di bambino. Avevo aperto un fazzoletto di carta per pulire gli occhiali, il bimbo mi si era avvicinato per vedere cosa fosse, mi sono abbassata e d'istinto ne ho preso uno nuovo e gliel'ho dato. Per me era una cosa senza molto senso, cosa poteva farci un affamato bisognoso di tutto di un cavolo di pezzo di carta!!!
Ma un bambino è un bambino in qualsiasi situazione e lui in quel momento non pensava alla fame ma a quella cosa strana che per noi era un oggetto usa e getta e che per lui è diventato una coccola. E ancora, e sono passati 22 anni, mi commuovo e piango a rivedere che si porta il fazzoletto alla guancia e lo strofina per godere della morbidezza...chiudeva gli occhi e si dondolava...
In un attimo, una normalità nei paesi bisognosi di tutto, è arrivata una moltitudine di bambini a vedere cosa teneva tra le mani. Ho dovuto regalare fazzolettini a go go per evitare che glielo prendessero e per fortuna che avevo diversi pacchetti con me!

Baliguda, stato dell'Orissa, India 2005 -
Ho un'amica a Baliguda, non ci siamo mai presentate, non ci siamo dette nulla, la nostra amicizia è fatta di sguardi e di sorrisi, di vicinanza empatica, si è consumata nel breve tempo di un giorno ma è stata intensa e a noi basta.
Arriviamo a Baliguda dopo diverse ore di viaggio sotto un forte monsone estivo. Sono giorni che non smette di piovere, l'intermittenza di pioggerellina e acquazzoni sta inondando le campagne e mettendo a dura prova i villaggi. Ma l'acqua è vita e in India lo sanno bene.

The village of my friend

























Il nostro alloggio è decisamente fatiscente, ma il paese in questione non offre nulla di più. Ci troviamo qui per visitare i villaggi tribali della zona anche se sarà un'ardua impresa visto le condizioni climatiche. Speriamo in una tregua domani. La sosta prevista è di due notti, ma i nostri compagni di viaggio non se la sentono proprio di restare due notti nella stanza ammuffita dell'albergo e non possiamo dargli torto; venisse almeno fuori il sole le cose potrebbero prendere un altro aspetto, ma così è davvero deprimente. Mentre loro discutono telefonicamente con l'agenzia di riferimento sul da farsi, io mi perdo...come sempre...nel presente che mi circonda. Tutto sommato io qui ci sono di passaggio, una notte, due, non fa molta differenza, fra due giorni sarò in un bel resort con piscina e tutto questo resterà un piccolo frammento di viaggio. Ma chi vive qui, la tregua non la troverà mai e quello che mi circonda è veramente povero e misero. Decido di passare il tempo che ci separa da cena facendomi fare il mehndi alle mani dalle figlie del proprietario, le ho viste mentre se lo stavano facendo fra di loro e chiedo se posso "partecipare" pure io.
Il tempo scorre pigro nel caldo umido del monsone indiano, pochi rumori e mosche che ronzano fastidiosamente intorno, poi voci concitate rompono l'apatico silenzio.
Incuriositi cerchiamo di capire cosa succede, una donna chiede aiuto al proprietario dell'albergo che, pare essere la persona più importante del paese; come sempre i più ricchi sono anche i più influenti.
Quanto potrà mai essere ricco il proprietario di una specie di albergo come questo non è dato saperlo, ma resta il fatto che è così.
La donna non trova più il figlio di 9/10 anni, è scappato per paura della polizia.
Passando in bicicletta sulla strada, ha urtato un anziano a piedi che è caduto e l'ha creduto morto o è morto, non riusciamo a capire bene, anche il nostro traduttore ha delle difficoltà a capire il dialetto locale. In realtà il ragazzino non ha nessuna colpa, chi ha visto dice che non l'ha nemmeno urtato ma che è l'anziano che cadendo a toccato la bicicletta, ma fatto sta che il bambino si è così spaventato dell'accaduto che è scappato pensando di dover andare in prigione. In effetti la polizia in questi paesi è così corrotta che per arrotondare lo stipendio farebbe qualsiasi cosa, anche mettere in prigione un bambino per poi spillare denaro alla famiglia per liberarlo.
Ma questa famiglia è poverissima e non potrebbe permetterselo, così la mamma è corsa a chiedere aiuto all'albergatore, e io mi chiedo, cosa le chiederà lui in cambio? Qui nulla è dato gratis!
Mi siedo su una panca nel cortile a guardare e studiare la faccenda in silenzio e dispiaciuta, cercando di capire se noi stranieri possiamo in qualche modo aiutare.
E' così che i miei occhi incontrano quelli della povera mamma e lei, senza dire nulla, mi si viene a sedere di fianco. Le hanno detto di aspettare mentre mandano qualcuno a cercare il bambino.

My friend























E così diventiamo amiche, nel silenzio dell'attesa lei mi si fa sempre più vicina, ogni tanto mi guarda come se volesse farmi capire che sente la mia empatia, ha una mano appoggiata alla coscia e d'istinto la prendo fra le mie, voglio trasmetterle amore, solidarietà, queste donne ne ricevono così poco.
Restiamo così, ogni tanto uno sguardo ed uno timido sorriso, in attesa.
Il buio arriva in fretta ai tropici e del bambino nessuna traccia, lei deve andare a casa ha altri figli ed un marito che deve accudire. Ci salutiamo sapendo che non ci rivedremo più, ma con la certezza che siamo amiche anche senza dirci nulla.
Il mattino ci regala una tregua dalla pioggia, chiedo se si sa qualcosa del bambino, mi sento come se lasciassi un sospeso ad andarmene senza sapere nulla. Pare che nessuno ancora abbia notizie certe.
Ma la vita è bella perché ci dona momenti di grande gioia inaspettati.
Prima di partire per la nuova destinazione, la nostra guida ci informa di aver organizzato la visita ad un villaggio vicino dove vedremo come vivono e come vengono forgiati gli oggetti dell'artigianato locale; piccoli suppellettili di ottone davvero belli e particolari nella tecnica di realizzazione.

friend with baby

























Lì ritrovo la mia amica, mi viene incontro con un bebè e me lo piazza in braccio con un enorme sorriso gioioso. Il figlio è tornato a casa, sta bene e non gli succederà nulla. Restiamo nel minuscolo villaggio, formato da poche famiglie, per un paio d'ore, acquistando statuette e regalando vestiti. Gli uomini improvvisano un concerto di percussioni solo per noi e ci mostrano come nascono le bellissime statuette che abbiamo acquistato. Io sempre con il bebè in braccio, la mia amica sempre di fianco, felice di mostrarmi la sua famiglia.
Tamburi al villaggio

























E' arrivato il momento dei saluti, questa volta sono per sempre, lei mi allunga una mano chiusa a pugno e pone nelle mie un piccolo oggetto, è un anellino di ottone, è un ricordo e per me ha un valore inestimabile.
Ho un'amica a Baliguda.





10 commenti:

  1. È come se su quella panchina fossi seduta con voi! Tam

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    1. Sapendo quanto ami l'India e i motivi che ti ci hanno portata, posso immaginare quante volte ti possa esser successo un momento simile.

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  2. sto piangendo come una fontana...soprattutto per il primo racconto, pensando a quel bambino che si passa il fazzoletto sulla guancia...forse perchè io ho una bambina e ha tutto, super viziata e coccolata come tutti i bambini che nascono nel benessere...mi hai commosso tanto!!!grazie per queste emozioni!

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  3. Beh, ringraziare per aver pianto non è normale Chiara ;)
    Ma non nego che sono sempre felice quando chi legge si emoziona, arrivare al cuore delle persone non è sempre facile.
    Grazie a te Chiara

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  4. Che emozioni Bea !!! La storia della donna indiana mi ha colpito davvero tanto. A volte siamo immediatamente in sintonia con persone sconosciute,, il bello della vita è anche questo, no??

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    1. Si Dany, questo è il bello della vita ed è un buon motivo per viaggiare. Ti rendi conto che quella piccola amica che non aveva nulla e vive in una capanna di terra e legno mi ha donato quell' anellino senza farsi vedere, ponendolo nelle mie mani come fosse un tesoro, e di certo per lei era un tesoro. Quanto amore in questo gesto, spero davvero di essermelo meritato!

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  5. Bea credo che scrivere un pezzo "emotivo" che sappia commuovere non solo chi scrive ma anche chi legge, sia una cosa davvero difficilissima. Tu ci sei riuscita. Grazie per quello che per me e' il tuo post migliore. Un abbraccio!

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    1. Grazie a te Marty.
      Forse è vero scrivere per commuovere è una cosa difficilissima, ma sai, io non ho scritto per commuovere, ho scritto per me, per sfogare emozioni chiuse da anni nei miei ricordi e scrivendo piangevo. Forse il segreto sta tutto lì, non pensare che altri leggeranno, lasciarsi portare dalle proprie emozioni senza cercare di stupire ma solo e semplicemente ricordare.
      Grazie per quel tuo grazie, sai bene che per un blogger non esiste complimento migliore.

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  6. Quando ho letto la storia del bimbo in Nepal avevo i brividi....
    I viaggi regalano momenti indimenticabili, anche se purtroppo sono nati da situazioni spiacevoli dove ti senti veramente impotente..

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  7. Tu hai la capacità di emozionarmi sempre con le tue parole. E son sicura che anche senza le parole riesci a trasmettere tanto, come alla donna indiana.
    La curiosità e la gioia di quel bambino, mi ricorda un sacco i bambini africani..così incuriositi da cose per noi così comuni e banali!
    Non solo i bambini a dire il vero...la mia guida, quasi trentenne, è rimasto incantato dal gioco di carte Uno, dopo che glielo abbiamo spiegato dopo un pranzo....gli abbiamo regalato le carte il giorno e il giorno dopo lui e tutti gli altri ragazzi han passato ogni momento libero a giocarci! È ripeto, erano tutti trentenni, non ragazzini :)

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