9 agosto, ricarichiamo la moto e ci trasferiamo a Waterville sulla penisola di Kerry, non è una tappa lunga e per mezzogiorno siamo già arrivati.. Alloggiamo all’inizio del paese sulla strada principale vista mare. Al nostro arrivo ci viene incontro una signora piuttosto “rustica” che non ricorda la prenotazione fatta con circa un mese di anticipo, ma sembra non importagliene molto, le camere non sono ancora pronte e così ci offre the e caffè mentre aspettiamo. Ci fa vedere un paio si stanze e noi ne scegliamo una al piano primo e sul retro, grande e dove si dorme benissimo. Sul sito del b&b c’è scritto che possono organizzare escursioni alle Skellig Island (assolutamente da non perdere), così chiediamo alla signora se può aiutarci a prenotare, per l’indomani mattina, i posti sulla barca. Lei si lancia in una serie di telefonate….ci informa che sarà difficile perché il fine settimana è sempre al completo ma ci proverà. Le chiediamo inoltre dove si trova una lavanderia, cerca di spiegarcelo poi ci chiede quante cose abbiamo da lavare e dopo una breve riflessione decide di infilarle nella lavatrice insieme alla sue…..fantastica signora spicciativa…
Facciamo un giro per il paese e spesa in un supermercato acquistando qualcosa per il pranzo che consumiamo sul lungomare ben attrezzato con aree pic nic, ci troviamo così bene con questa soluzione che opteremo per la stessa soluzione anche a cena.
Rientrando per la notte chiediamo se la prenotazione è riuscita e ahimè, l’esito è negativo, ma i barcaioli hanno consigliato di presentarsi al porto l’indomani mattina verso l’ora della partenza delle barche, forse qualcuno rinuncia o non si presenta.
Alle 9,30 del mattino con un splendido sole siamo al porticciolo di Portmagee, e aspettiamo, chiediamo informazioni ai proprietari delle barche per vedere se riescono ad imbarcarci, e aspettiamo. Quando anche l’ultima barca con le sue dodici anime a bordo se ne va, realizziamo che per noi non c’era posto e sconsolati ci rechiamo al The Skellig Experience un centro espositivo che organizza escursioni in barca pomeridiane che non fanno sosta sulle isole, le circumnavigano solamente, ma piuttosto che non vederle…
Il centro espositivo si trova sull’isola di Valentia collegata a Portmagee da un ponte, all’interno vi è un bar, un piccolo negozio di souvenir, una mostra dove è stato ricreato, con modelli a dimensioni reali, uno spaccato delle isole e un auditorium ove viene presentato un cortometraggio (15’) molto bello ed interessante che racconta la storia delle isole. Lasciamo il nominativo per l’escursione che parte alle 14,00, qualcuno ci informerà nel caso venga annullata e ci concentriamo sul centro visitatori, giusto il tempo di seguire il filmato e ci informano che le barche non usciranno quest’oggi perché si è alzato il vento.
Ci risiamo, è proprio difficile capirci qualcosa di meteo in questo paese!!
Va bene, allora visitiamo Valentia, visto che siamo già qua, l’isola non è molto grande ma alcuni punti offrono dei panorami spettacolari, soprattutto nel punto più alto dell’isola Geokaun mountain, si hanno, secondo noi le più belle vedute “aeree” dell’Irlanda…
Facciamo un giro per il paese e spesa in un supermercato acquistando qualcosa per il pranzo che consumiamo sul lungomare ben attrezzato con aree pic nic, ci troviamo così bene con questa soluzione che opteremo per la stessa soluzione anche a cena.
Rientrando per la notte chiediamo se la prenotazione è riuscita e ahimè, l’esito è negativo, ma i barcaioli hanno consigliato di presentarsi al porto l’indomani mattina verso l’ora della partenza delle barche, forse qualcuno rinuncia o non si presenta.
Alle 9,30 del mattino con un splendido sole siamo al porticciolo di Portmagee, e aspettiamo, chiediamo informazioni ai proprietari delle barche per vedere se riescono ad imbarcarci, e aspettiamo. Quando anche l’ultima barca con le sue dodici anime a bordo se ne va, realizziamo che per noi non c’era posto e sconsolati ci rechiamo al The Skellig Experience un centro espositivo che organizza escursioni in barca pomeridiane che non fanno sosta sulle isole, le circumnavigano solamente, ma piuttosto che non vederle…
Il centro espositivo si trova sull’isola di Valentia collegata a Portmagee da un ponte, all’interno vi è un bar, un piccolo negozio di souvenir, una mostra dove è stato ricreato, con modelli a dimensioni reali, uno spaccato delle isole e un auditorium ove viene presentato un cortometraggio (15’) molto bello ed interessante che racconta la storia delle isole. Lasciamo il nominativo per l’escursione che parte alle 14,00, qualcuno ci informerà nel caso venga annullata e ci concentriamo sul centro visitatori, giusto il tempo di seguire il filmato e ci informano che le barche non usciranno quest’oggi perché si è alzato il vento.
Ci risiamo, è proprio difficile capirci qualcosa di meteo in questo paese!!
Va bene, allora visitiamo Valentia, visto che siamo già qua, l’isola non è molto grande ma alcuni punti offrono dei panorami spettacolari, soprattutto nel punto più alto dell’isola Geokaun mountain, si hanno, secondo noi le più belle vedute “aeree” dell’Irlanda…
Lasciamo Valentia attraversando il Valentia bridge che ci riporta a Portmagee e giriamo a destra per la Skellig Ring, una stradina stretta che percorre tutta la parte estrema della penisola di Kerry, sicuramente la zona meno turistica. Ci piace girare senza meta, scegliendo di volta in volta strade se possibile ancora più strette che si inoltrano nella brughiera e dove puoi girare per ore incontrando solo pecore. E’ così che troviamo un piccolissimo villaggio di cottage perfettamente ristrutturati che impariamo in seguito essere un ritiro di artisti. Non c’è dubbio che solo animi così sensibili potavano ottenere un simile risultato e scegliere un luogo così appartato e bello. Le casette sono tutte in pietra con i tetti di paglia e gli infissi colorati, alcuni rossi, altri verdi e così via, e il panorama è splendido.
Caspita, girando senza meta si può perdere la cognizione del tempo, sono già le 17 e se vogliamo farci una doccia prima di cena sarà meglio rientrare, altrimenti facciamo troppo tardi e la cena salta, inoltre dobbiamo informare la signora che non siamo riusciti ad andare sulle Skellig quindi deve riprovare per il giorno dopo.
11 agosto, una mattina non esattamente bellissima, fortunatamente non piove, scendiamo a far colazione sperando di trovare la prenotazione per le Skellig confermata. Purtroppo però i posti sono esauriti e nessuno ha disdetto, così ci vediamo costretti a tornare al molo di Portmagee ad attendere un miracolo. Il signor Pat O’ Neill è uno dei barcaioli, la proprietaria del b&b gli ha parlato di noi e ci rivolgiamo a lui appena arrivati al porto, tipico irlandese di poche parole ci viene incontro, riconoscendoci per via della moto, e ci dice di aspettare. Alle 10,00 tutte le barche sono partite, tranne una, già piena delle 12 persone che può trasportare, e finalmente la nostra solita buona stella ci viene a trovare. Pat ci chiama e ci fa salire sulla sua barca, molto probabilmente facendo uno strappo alla regola, tant’ è che le cerate per i turisti sono 12 contate, ma a noi non interessa, siamo ben equipaggiati con le nostre giacche antivento idrorepellenti e tra l’altro gentilmente ci viene lasciato il posto più riparato e si parte signori, destinazione Skellig Michae traversata su un mare abbastanza grosso… Perché è così difficile visitare queste isole? Perché su Skellig Michael si trova un monastero di origine cristiana del 588 protetto dall’Unesco dal 1996. Ogni giorno possono visitarlo solamente un massimo di 180 persone suddivise su 15 barche che partono alle 10 del mattino e rientrano verso le 15,30 del pomeriggio, senza contare il fatto che possono essere annullate le uscite causa mal tempo. In realtà sarebbe meglio prenotare con largo anticipo,cosa che ho scoperto a mie spese, ma via internet pare non si riesca, detto da italiani meno fortunati di noi incontrati al porto, non hanno mai ricevuta risposta. Se parlate un buon inglese potete provare a telefonare.
Mi permetto di fare un paio di precisazioni che ritengo importanti, visto che si trovano poche informazioni al riguardo:
Mi permetto di fare un paio di precisazioni che ritengo importanti, visto che si trovano poche informazioni al riguardo:
1) La traversata che dura 1 ora mezza per andare e 1 ora mezza per tornare, può essere piuttosto pesante per chi soffre di naupatia, il mare è praticamente sempre mosso in queste zone, ma lo spettacolo merita il disagio ed inoltre quando si arriva su Skellig Michael si hanno un paio di ore per riprendersi.
2) Skellig Michael è splendida ma decisamente scoscesa, il sentiero che si percorre per salire al monastero non è particolarmente lungo ma è molto ripido e non facilmente percorribile per chi ha problemi di deambulazione e per chi si affatica facilmente; inoltre non essendo tantissimo il tempo a disposizione per la visita, fare molte soste per riposare equivale ad avere meno tempo per il sito. Altra cosa da non sottovalutare: non esistono protezioni quindi se avete bambini particolarmente vivaci non credo sia un posto adatto. Per chi soffre di vertigini poi è, secondo me, proprio da evitare, visto che avete la parete ripida da un lato e il niente verso il mare, tranne per i primi metri del percorso protetti da un muretto di sassi.
Le barche vanno veloci sul mare ove appare la spuma bianca delle grosse onde, noi siamo puntini colorati che spiccano all’interno di un quadro fatto di sfumature di grigio, ci accorgiamo di essere arrivati in prossimità delle isole perché cominciamo ad incontrare gli abitanti della zona: volatili. Poi, ci appare una macchia nera avvolta dalle nuvole, quasi un immagine ammantata di mistero, è Little Skellig o Skellig Rock, la più piccola e molto più impervia, solo roccia e sule; eh…si, le bellissime sule sono le regine incontrastate di questa riserva ornitologica formando una delle più grandi colonie del mondo, più di 25000 esemplari. Ma non ci sono solo loro, cormorani, gabbiani tridattili, pulcinella di mare, stercorari e tanti altri uccelli oltre a qualche piccola famiglia di foche grigie vi trovano rifugio indisturbato perché su Little Skellig è vietato sbarcare.
2) Skellig Michael è splendida ma decisamente scoscesa, il sentiero che si percorre per salire al monastero non è particolarmente lungo ma è molto ripido e non facilmente percorribile per chi ha problemi di deambulazione e per chi si affatica facilmente; inoltre non essendo tantissimo il tempo a disposizione per la visita, fare molte soste per riposare equivale ad avere meno tempo per il sito. Altra cosa da non sottovalutare: non esistono protezioni quindi se avete bambini particolarmente vivaci non credo sia un posto adatto. Per chi soffre di vertigini poi è, secondo me, proprio da evitare, visto che avete la parete ripida da un lato e il niente verso il mare, tranne per i primi metri del percorso protetti da un muretto di sassi.
Le barche vanno veloci sul mare ove appare la spuma bianca delle grosse onde, noi siamo puntini colorati che spiccano all’interno di un quadro fatto di sfumature di grigio, ci accorgiamo di essere arrivati in prossimità delle isole perché cominciamo ad incontrare gli abitanti della zona: volatili. Poi, ci appare una macchia nera avvolta dalle nuvole, quasi un immagine ammantata di mistero, è Little Skellig o Skellig Rock, la più piccola e molto più impervia, solo roccia e sule; eh…si, le bellissime sule sono le regine incontrastate di questa riserva ornitologica formando una delle più grandi colonie del mondo, più di 25000 esemplari. Ma non ci sono solo loro, cormorani, gabbiani tridattili, pulcinella di mare, stercorari e tanti altri uccelli oltre a qualche piccola famiglia di foche grigie vi trovano rifugio indisturbato perché su Little Skellig è vietato sbarcare.
A fianco Skellig Michael sorge dal mare come fosse la punta frastagliata e rocciosa di una montagna sommersa, il monastero dal mare non si vede, costruito con l’unico materiale reperibile in loco, la pietra, è ben mimetizzato fra gli spuntoni di roccia e le poche macchie di verde.
Quando sbarchiamo,cosa non così semplice visto il mare mosso, quella che abbiamo davanti è un immagine surreale; è talmente forte la sensazione di isolamento che anche se appare evidente la scelta dei monaci di costruire un eremo qui, è molto difficile capirla.
Quando sbarchiamo,cosa non così semplice visto il mare mosso, quella che abbiamo davanti è un immagine surreale; è talmente forte la sensazione di isolamento che anche se appare evidente la scelta dei monaci di costruire un eremo qui, è molto difficile capirla.
La prima parte del sentiero è semplice, quasi piana e in alcuni punti purtroppo, cementata, vi hanno anche costruito una piccola piattaforma eliporto, che peccato…..speriamo serva per scopi utili….alla fine di questa facile camminata inizia la salita, e inizia di getto, con una scalinata scavata nella roccia dai monaci, che così si agevolarono in qualche modo l’accesso alla zona abitata. Dicono siano 600 gli scalini, io non li ho contati, mi fido sulla parola. La ripida scalinata in pochi metri ha già le prime defezioni dovute a problemi di vertigini e/o di difficoltà. Saliamo fra spuntoni di roccia e macchie di erba verdissima punteggiata di fiorellini bianchi e gialli, ci fanno compagnia i gabbiani e gli stercorari che golosamente attendono un dono commestibile che poi puntualmente si litigano.
Una giornata limpida con il sole sarebbe stata bellissima per i colori, il blu del mare, forse avremo visto all’ orizzonte le coste del Kerry county, ma solo così, avvolti dalle nuvole con il vento che sferza il volto possiamo lentamente immedesimarci in quello che deve essere stato il vissuto dei monaci. E l’ascesa diventa quasi un percorso mistico dove le formazioni rocciose acquisiscono spettrali figure che la fantasia elabora a suo piacimento.
Arrivati in cima ci sentiamo letteralmente catapultati indietro nel tempo, stona purtroppo la ressa dei turisti, mi rendo conto che i 180 permessi sono già troppi e affollano il piccolo monastero. I monaci hanno vissuto qui dal VI al XII secolo, veramente un lungo periodo, sarà per quello che sembra quasi di sentirli ancora presenti, o sarà forse la vista del piccolo cimitero con le croci scolpite nella pietra che porta la mente all’ idea che le loro anime vivano ancora questo remoto approdo. E’ incredibile il lavoro che hanno fatto, fondamenta a piattaforma costruite sul ripido pendio, celle e oratorio, muri di contenimento per creare orticelli terrazzati e una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, il tutto fatto solo di terra e muri in pietra a secco. Tutto è ancora perfetto, ben conservato, come se loro non se ne fossero mai andati, mancano solo le verdure negli orti!
Ahimè, il tempo scade ed è ora di ridiscendere, ci portiamo una strana sensazione dentro, deve essere stata durissima la vita su quest’isola ma abbiamo capito, ora si, capiamo quanto erano sereni….
che meraviglia Bea...
RispondiEliminaSi, davvero una meraviglia. Le Skelling sono poco pubblicizzate, almeno in Italia, infatti la maggior parte dei visitatori erano anglosassoni...ma è assolutamente una meta da non perdere.
EliminaA noi è quella che è entrata nel cuore più di tutte :0)
Fantastic post:) Greetings
RispondiEliminaThank you so much, greetings to you
RispondiEliminaChe meraviglia l'Irlanda, è uno di quei posti nella mia lista dei viaggi da fare, e poi vedendo le tue foto ancora di più!
RispondiEliminaMetto qui un appunto per tutti, appena riesco a trovare tempo...inserisco nel racconto gli alloggi che ho utilizzato ;)
RispondiEliminaChe meraviglia l'Irlanda!
RispondiEliminaBelle foto di queso viaggio in Irlanda in moto. Magari commento anche su Twitter, Facebook, Google+ e BlogLovin'. Sono anche lì oltre che su Blogspot.
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